Unità n. 8
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Una doverosa attenzione, che vuole essere contemporaneamente intento di conservazione e proposta di riappropriazione, rivolta al sapere delle mani di una numerosa schiera di scalpellini e intagliatori che hanno lavorato nel territorio ibleo dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1693 fino ai nostri giorni. Sono essi autori di pregevoli e irripetibili forme del tempo che impreziosiscono i nostri centri urbani: a essi va iscritto gran parte del merito per l’inclusione delle cittadine iblee nel Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO.
Recuperare oggi, in una società votata a scavare un solco sempre più profondo tra il fare e il rappresentare, le ragioni della mano, o, se si preferisce, la mano della ragione è di estrema importanza: solo attraverso i suoi protagonisti si può dare vita a questo sapere relegato, ormai, nella memoria della manualità.
L’intenzione è quella di dare vita a un dialogo interdisciplinare per una nuova considerazione e fruizione del bene culturale e, nella fattispecie, del bene architettonico, come testimonianza di un vasto patrimonio materiale e immateriale. Non solo indicazioni di apprezzamento estetico e degli stili appartenenti a una determinata corrente artistica, bensì riscoperta e valorizzazione anche delle tecniche cui si deve la realizzazione empirica dei manufatti; non solo, dunque, indicazioni di approcci contemplativi, bensì documentazione - corredata da esempi - anche di oggetti, attrezzi, strumenti che possano testimoniare la tecnica, l’abilità operativa, l’ingegno di tanti uomini verso i quali abbiamo un forte debito di testimonianza e, nello stesso tempo, di impegno affinchè il loro sapere possa essere continuità nel presente e nel futuro.